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Filippo Cavalca

La sindrome di Pandas in un film

Il primo film dedicato alla sindrome pediatrica Pans/Pandas è italiano: girato a Parma e patrocinato dalla Regione Emilia-Romagna.

E’ quanto annuncia, con una nota, la società di produzione Feel For Films Italia che in questi giorni ha lanciato il sito web dedicato a «The Pandas Syndrome», il film del regista e produttore parmigiano Filippo Cavalca (premiato autore di «Essere Leonardo Da Vinci» e «Michele- Hollywood è un’altra cosa»), dedicato alla Sindrome Pandas (acronimo di Pediatric Autoimmune Neuropsychiatric Disorder associated with a Streptococci) patologia autoimmune pediatrica caratterizzata da gravi disturbi neuro-psichiatrici.

«Un racconto corale – spiega la nota – che affronta il tema in varie sfaccettature che intercettano la Pandas in varie fasi e contesti. Le vicende sono state costruite tramite una ricerca sul campo, interviste a ragazzi e famiglie, incontri con medici specializzati e referenti della situazione americana». Il cortometraggio sarà reso disponibile al pubblico sabato 20 agosto, data in cui sarà lanciata una campagna crowdfunding per raggiungere il budget.


Cavalca presenta «Michele»: «Il mio antieroe parmigiano»

di Filiberto Molossi

«Quando gli ho detto che volevo fare un film su di lui non si è stupito; ho capito che era come se stesse aspettando quella domanda da sempre. In un certo senso attendeva solo quello: di diventare “leggendario”». Si chiama Michele Bravi (sì, come il cantante), taglia il traguardo del mezzo secolo a giorni, e ha tre grandi, smodate, passioni: l'alcol, le donne e il Torino, il vecchio cuore granata. E una quarta, che ormai forse appartiene più al passato che al presente: il tennis tavolo.

Il regista Filippo «Feel» Cavalca, parmigiano, classe '83, l'ha incontrato mentre lo stavano letteralmente scaraventando fuori in un bar, gettandolo a braccia in mezzo alla strada. «L'ho aiutato, poi mi ci sono messo a parlare: mi ha sorpreso il suo eloquio eccellente e quella sua storia che andava dal ping pong alla laurea in Economia col massimo dei voti, dall'amicizia con Emanuele Asti, l'autore di una hit come «The summer is magic», a quella con l'organista Pietro Vescovi che poi ha firmato la colonna sonora del film, dalle frequentazioni notturne alle molte stravaganze. Mi ha colpito che non avesse, neanche nei confronti di sé stesso, né filtri né ritegno, che non si preoccupasse minimamente del giudizio degli altri. E' un antieroe romantico: il protagonista perfetto per un film».

Quello che Cavalca, di ritorno a Parma dopo 7 anni trascorsi negli Stati Uniti (e precedentemente a Roma), ha effettivamente poi girato nella nostra città: il docu-drama, «basato su fatti incredibilmente reali», «Michele-Hollywood è un'altra cosa» che - realizzato grazie al contributo di Pietro Pizzarotti, Metalparma, Vincenzo Zanichelli e Itas assicurazioni - presenterà al Cinema Astra in anteprima nazionale giovedì prossimo, incontrando il pubblico insieme al cast alla fine della proiezione.

Chi è il Michele del tuo film? Un reduce, un relitto, un prodotto della nostra società, uno che ha capito tutto o magari niente...?

«Più di tutto è uno che si è fermato in una fase della sua vita in cui le cose non gli andavano così male, non capendo però che la vita intanto andava avanti senza di lui. Uno che vive in una bolla esistenziale e che ha trovato rifugio nell'alcol, nella droga, in amicizie vere e immaginarie. Ma che d'altra parte ha una sorta di sicurezza, di grande consapevolezza, di quello che è. E' uno degli “ultimi”, ha perso il lavoro, è un uomo che vive alla giornata, soprattutto la notte: ma ha molti mondi dentro di sé. Lo trovi magari in un bar, molesto, ma poi scopri che nel mondo del tennis tavolo, di cui è stato un giocatore scarso se vuoi ma un personaggio iconico, lo conoscono ovunque, anche a San Pietroburgo. Decisamente un soggetto interessante dal punto di vista cinematografico. Anche per un documentario: perché frequentandolo ho scoperto che non mente mai. Semplicemente, se non ti vuol dire una cosa non te la dice, ha una grande onestà intellettuale rispetto alla sua condizione: e non è un violento, sa quale è il suo limite».

Ma come è nata l'idea di basare il tuo secondo film proprio su di lui?

«Durante il lockdown ero intenzionato a girare un documentario di osservazione, alla Rosi. Anche se in verità mi interessava di più fare qualcosa di ibrido, sospeso tra realtà e immaginazione. Magari con un'anima da nouvelle vague, alla Godard, a cui volevo rendere omaggio. Una vita come quella di Michele mi sembrava adatta al mio progetto».

E lui come ha affrontato questa prova?

«Al primo ciak era completamente smarrito, imbarazzato: ma poi è andata benissimo. E' stato estremamente professionale, educato, ha avuto davvero una trasformazione durante la lavorazione: è passato dallo smarrimento iniziale a dare consigli ad attori esperti e navigati. Ma quel che più conta, ha portato la sua vita dentro il film, con grande onestà: tutto quello che viene raccontato è vero. E alla fine il film gli ha fatto bene: gli ha rilanciato un po' di autostima».

Il film comincia in via Corso Corsi, gira per i borghi, arriva anche in Piazza e al Parco Ducale: però quella che si vede nel documentario è una Parma marginale, non esibita...

«E' la Parma che vive Michele, che abita tra l'altro come me in borgo delle Colonne, la sua latitudine di sguardo: è una Parma surreale. la città è nascosta, lui guarda sempre in basso. Mai come in questo caso lo spazio del film è spazio dell'anima. Volevo che fosse un racconto di provincia che avesse senso ovunque lo proiettassi: volevo farne un film di rientro, mancavo da Parma da diverso tempo. Per questo ci ho messo dentro la città che ho lasciato e alcuni protagonisti degli anni '90, come Aldo Piazza e Lufer e tanti altri personaggi che interpretano sé stessi. Devo dire che Parma ha aiutato molto questo film».

Negli ultimi anni hai lavorato negli Stati Uniti, dove recentemente è stato premiato anche il tuo corto «The Pandas Syndrome»...

Sì, ha appena ottenuto una menzione d'onore a New York. E' il corto da cui nascerà il mio prossimo lungometraggio che dedicherò a questa malattia pediatrica nella speranza che se ne parli sempre di più. Per quanto riguarda invece “Michele” è curioso come gli americani vedano il mio protagonista come una sorta di “Grande Lebowski”. In realtà per me Michele Bravi è interessante perché prima o dopo siamo stati tutti nelle sue scarpe, magari solo per 5 minuti o per un giorno: riflette uno stato d'animo che tutti conosciamo».

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Filippo Feel Cavalca presenta il suo film “Michele - Hollywood è una altra cosa”

di Tommaso Villani

Filippo Cavalca, nome d'arte Feel, classe 1983 è autore, regista e produttore cinematografico parmigiano. Fondatore di Feel For Films NY nel 2016,  dopo quindici anni trascorsi tra Roma e New York e dopo essere stato eletto 'Miglior Regista Indipendente' al prestigioso New York Film Awards nel 2020 (con 'Essere Leonardo Da Vinci'), ritorna a Parma e inizia a lavorare a un docu-drama dal titolo “Michele: Hollywood è un'altra cosa", il cui trailer è uscito il 18 febbraio ed è disponibile sulla pagina web feelforfilms.net/it/michele e su Youtube.

“Volevo costruire una storia” queste le parole di Filippo Cavalca che prosegue “in grado di unire la narrazione cinematografica al genere documentaristico per raccontare la vita di un personaggio reale, non di fantasia, che si chiama appunto Michele, un uomo di cinquanta anni nato e cresciuto a Parma. Michele si guarda allo specchio e ripercorre le inesorabili cazzate che ha combinato in tutti questi anni. Analizza in modo disincantato e non vittimistico le illusioni e le disillusioni della vita, i sogni giovanili infranti mettendo in luce una sua assoluta incapacità di aderire al mondo contemporaneo”. Filippo aggiunge: “Michele: Hollywood è una altra cosa” si ispira alle correnti della Nouvelle Vague e al Cinéma Vérité. In tal senso, pur disponendo di una sceneggiatura dettagliata ho deciso di adattare molte parti dialogiche durante le riprese, al punto che sono state riscritte sul set. Questo per dare il più possibile voce ai personaggi del film, che sono stati scelti per interpretare loro stessi.  
Inoltre, trattando un tema tragicomico, la sfida del film era capire che linguaggio fotografico utilizzare per raccontarlo. Ci si è ispirati a David Lynch e Todd Phillips”.


Filippo parla anche della squadra che ha scelto per realizzare il film: “La mia troupe è composta nella buona parte da gente di Parma. Il cast si compone di circa cinquanta personaggi bizzarri, eclettici pertanto molto interessanti. E’ mia volontà attivare un progetto cinematografico con sede a Parma per consentire la messa in opera di prodotti cinematografici frequenti, creando una casa di produzione italiana - la Feel For Films Italia - in grado di coinvolgere figure tecniche e artisti del nostro territorio. Ringrazio anche il Comune di Parma per il Patrocinio concesso e il supporto durante le riprese”.

La Feel For Films - Italia sta lavorando da oltre un anno a un prigetto di solidarietà, “Pandas: il film”, per parlare di una sindrome autoimmune pediatrica, ancora non riconosciuta, e sensibilizzare l’opinione pubblica italiana a sostenere la causa.


“Michele - Hollywood è una altra cosa”: lo scanzonato docudrama parmigiano del regista Filippo Cavalca

Di Arianna Belloli

Fra sacro e profano, dalle periferie ai palazzi nobili del centro, un uomo di mezza età, dopo aver perso il lavoro e l’autostima, ripercorre la sua vita come proiettata su un grande schermo.

Si chiama Michele Bravi e no, non è il cantante di Sanremo. È il protagonista dell’ultimo film del regista parmigiano Filippo Cavalca.  

È infatti attualmente in post-produzione il lungometraggio Michele – Hollywood è un’altra cosa. Il trailer è uscito ufficialmente il 18 febbraio sul sito della casa di produzione Feel For Films.  

"Non so se sono buono o cattivo, quello che so è che in quasi mezzo secolo di vita nessuno ha fatto e farà mai più cazzate di me", si legge nelle anteprime della pagina Instagram Michele the Movie.

Michele è infatti un personaggio stravagante, che nel docufilm rivivrà sé stesso, la sua vita e le sue folli esperienze.  

Il film - girato interamente tra Parma e provincia - è il secondo lungometraggio diretto da Filippo Feel Cavalca, parmigiano classe ’83. 

Cavalca è stato nominato "artista dalle straordinarie abilità nel campo dell’arte e della music" dallo Iatse e dal Directors Guild of America, dal 2004 è premiato regista di film, video musicali, programmi televisivi e documentari.

Nel 2016 ha fondato la sua casa di produzione con sede a New York, chiamata Feel For Films. Nel 2020 con il film Essere Leonardo Da Vinci - Un'intervista impossibile è stato eletto Best Indie Filmmaker al festival NYC Indie Film Award.  

L’idea del secondo film nasce proprio dall’incontro tra il regista e il protagonista ed è stato realizzato grazie al sostegno dell’imprenditore Pietro Pizzarotti, Metalparma e di Vincenzo Zanichelli.

"Ho conosciuto Michele due anni fa, nel 2020, a Parma, durante il primo post lockdown - racconta Cavalca -. L’ho notato perché veniva ripetutamente cacciato da tutti i locali che frequentavo per i suoi comportamenti oltraggiosi. Aveva dei modi curiosi, espressioni verbali e non verbali mai viste. L’ho seguito con una videocamera per tre mesi, volendone fare dapprima un documentario puro, prima di decidere di sceneggiarlo come un film narrativo. Il suo mondo ruota intorno a tre interessi principali: le donne, l’alcool e il Torino calcio. Ma Michele in realtà nasconde una profondità e un’intelligenza non comune. È emblematico di una certa generazione che negli anni ’90 ha pensato di vivere una stagione dell’oro che non si sarebbe mai chiusa, trovandosi poi inevitabilmente smarrito. Un personaggio costantemente in bilico tra realtà e irrealtà in un’opera che vuole incrociare il cinéma vérité francese, il documentario di osservazione e alcune iperboli visionarie di Fellini, Lynch e Wes Anderson".  

"Quando gli ho chiesto di fare un film su di lui, ha trovato l’idea una cosa ovvia. Perché no? – racconta il regista –. E durante le riprese si è dimostrato capace di fare cose che molti professionisti non riescono a fare al primo ciak. Un’espressività fuori dal comune, come spero si intuisca già nel trailer".

Ma non è solo Michele a rappresentare sé stesso in quest’opera. "Buona parte del cast è composto da persone che vengono dalla strada che riportano chi sono sullo schermo. Le loro vite si incrociano veramente e senza meccanismi di finzione. Ci sono poi personaggi femminili che incontra nella sua immaginazione, un angelo, un demone e un medico, tre cliché presi a piene mani del suo contorto immaginario in tema di donne", aggiunge Cavalca.  

Una delle ambientazioni del film è in borgo delle Colonne, pittoresca strada del centro, "dove tutto è iniziato. Dove a vent’anni ho iniziato a fare cinema girando il mio primo corto, Falstaff".  

Autore della colonna sonora originale è "Pietro Vescovi, uno dei più brillanti organisti italiani – sottolinea Cavalca – che condivide col protagonista anche una grande passione per il tennis tavolo, capitolo importante nel film".

Nel docufilm si parlerà infatti anche di questo. Michele, giocatore trentennale, ha partecipato a tornei di vario livello, "si è saputo far riconoscere anche in quel contesto. Lo conoscono tutti, persino il numero uno d’Italia che è suo grande amico e appare nel film – racconta Cavalca – per via dei suoi outfit improbabili, misto tra Heather Parisi e Andre Agassi, e per le sue stravaganze durante il gioco, fatti di atteggiamenti antisportivi ed eccentrici":

Filippo Cavalca ha in cantiere un altro lavoro importante. Si tratta del film Pans Pandas, in collaborazione con il Comitato italiano genitori Pans/Pandas Bge. La pellicola vedrà la partecipazione di eminenti figure del cinema italiano e sarà realizzato in co-produzione tra Italia e Stati Uniti.

Parla di una malattia scoperta alla fine degli anni ’90 e scarsamente riconosciuta in Italia, che provoca l’inferno nella mente di bambini nati sani e tantissime difficoltà nelle famiglie che devono combattere contro una malattia con terapie difficili da reperire.

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“Michele - Hollywood è una altra cosa (o forse no)”: Una vita stra-ordinaria nel nuovo film del parmigiano Filippo Cavalca

Di Titti Duimio

E là nel mezzo, tra giusto e sbagliato, tra bene e male dove il reale è la più irreale delle realtà sta il racconto di (un) Michele nel film di Filippo (Feel) Cavalca ‘Michele- Hollywood è un’altra cosa’ in uscita prevista nelle sale per la tarda primavera e presentato con un trailer il 2 febbraio sul sito della casa di produzione Feel For Films e sul canale YouTube.

Michele, ovvero una storia straordinariamente ordinaria, forse la storia di molti o anche di tutti, ma che il cinema ha la capacità, con la forza visionaria dell’arte, di cristallizzare in un frammento epico oltre ogni possibile sforzo di immaginazione. Niente è quello che sembra nel film di Cavalca, come niente di ciò che sembra semplice in realtà lo è.

“Il viaggio nella vita di Michele è iniziato come un documentario d’osservazione – ci dice il giovane ma già affermato regista parmigiano- ma la sua forza espressiva degna del miglior attore hollywoodiano ci ha convinti a farlo diventare un film in cui Michele fosse solo se stesso e non un attore che recita un Michele, la sua vita fuori dal sistema considerato ‘vincente’ in realtà è una vita straordinaria”

Tutto accade a Parma, in una città che è pretesto e strumento funzionale al racconto, in una Parma che appartiene a Michele e per questo mai descritta ma solo citata, vista come un luogo sfumato che fa da contorno al personaggio principale che la vive e la conosce come un gesto quotidiano.

Un uomo stra-vagante, disoccupato (o forse troppo occupato in altro), che gira per i bar di periferia indossando una maglietta del Torino (che nei suoi incubi diventa quella della Juve) in realtà è un laureato in Economia con il massimo dei voti (forse conosce fin troppo bene le regole che schiva) che racconta episodi della sua s-regolata vita incredibile ai passanti senza la minima percezione del sottile confine tra bene e male, tra giusto e sbagliato, categorie che appartengono al giudizio morale, o sociale che sia, per cui Michele non ha nessun tipo di interesse.

E nella sistematica ricerca di dialogo di Michele due donne entrano in sintonia con lui, lo ascoltano e lo accolgono senza giudizio, con la bellezza e la curiosa intelligenza di chi ascolta le differenze e diventano così, a buon diritto, personaggi indispensabili al racconto, come un’unica coscienza parlante, dispensando consigli una positivi l’altra negativi con accudimento quasi materno che suggerisce il necessario completamento dell’altra metà del cielo un po’ madre e un po’ complice nella complessa e stramba personalità di Michele, ma forse anche in quella di tutti.

Solo le persone veramente speciali non nascondono la propria follia ma la abitano come un modo di essere, inevitabile e ingiudicabile come un fatto compiuto, come un gesto spontaneo che afferma e conferma il semplice e consapevole coraggio dell’unicità.

Ma quella di Michele è anche la storia di un’illusione, quella di una generazione che negli anni ‘90 ha creduto che il mondo  patinato vissuto o ben raccontato non sarebbe mai cambiato e si ritrova oggi senza punti di riferimento a cui appoggiarsi, con pochi valori sgualciti di nostalgia da portarsi in tasca per assomigliare ancora all’idea che avevano di loro stessi. 

E lo sguardo di Filippo Cavalca, anno ‘83 è quello di chi oscilla tra l’accogliente ma chirurgica benevolenza di un fallimento già avvenuto, e l’incredula distanza di chi ne riconosce il sapore senza esserne consapevole né colpevole. Uno sguardo attento ai dettagli, affascinato dalle molteplici sfumature di una certezza traballante, altro e oltre la banalità, ma mai giudicante.

Ma c’è tanto altro nel film di Cavalca: c’è una ricerca continua di innovazione del linguaggio cinematografico che possa contenere la follia della storia sia nella tecnica, che affianca citazioni di un maestro indiscusso come Kubrick alla commedia sexy italiana anni ‘70 quasi a completare il clima surreale del film affiancando, così, estremi che si fondono nell’assurda possibilità di una verità mai lineare, sia nelle continue citazioni tratte dalla storia dell’arte come l’esplicita ripresa della mano di Marat nel quadro di Jacques-Louis David, o ancora la drammaticità di Caravaggio che attraverso la luce rende epico ogni sguardo sottratto alla presunta normalità e, ancora, i colori neoclassici che completano il percorso anticonvenzionale e visionario del film.

E infine la musica che accompagna l’opera con pezzi ad hoc di artisti indipendenti, la colonna sonora firmata dall’organista parmigiano Pietro Vescovi, che chiude il film con un’inedita tarantella per oboe omaggio al Pinocchio di Comencini.

Uno spaccato di frammenti di vita, compatti e solidi come un sfida continua e poetico come solo la terra di mezzo, in bilico tra ironia e intelligenza emotiva, sa essere, il film di Filippo Feel Cavalca ci porta fuori dal melmoso senso di mediocrità che zittisce e assopisce, fuori dal rassicurante bisogno di normalità che tenta di scolpire il flebile confine tra giusto e sbagliato, tra bene e male.

E tra bene e male sarà anche la prossima produzione del regista parmigiano con il film ‘Pandas- Il viaggio è partito’ questa volta impegnato socialmente nella lotta contro una malattia infantile da poco conosciuta.

Il Comitato italiano genitori Pans/Pandas Bge e il regista italiano Filippo Feel Cavalca stanno, infatti,

collaborando alla realizzazione di un film di finzione che ha come obiettivo raccontare la Pans/ Pandas, malattia autoimmune pediatrica a insorgenza improvvisa, attraverso una lente inedita.

“Sensibilizzare e far discutere, queste le parole chiave del progetto, nella certezza che il tema sia ormai improcrastinabile- si legge nella presentazione del film-In questa direzione, far conoscere la malattia, il dolore vissuto dai bambini e dalle Ioro famiglie, così come l’odissea nella ricerca di risposte e cure è il primo e fondamentale impegno da promuovere”.

La pellicola sarà realizzata in co-produzione tra Italia e Stati Uniti. Le riprese sono previste per l’ottobre del 2022.

PANDAS è l’acronimo di “Pediatric Autoimmune Neuropsychiatric Disorder associated with A Streptococci”, patologia autoimmune pediatrica caratterizzata da insorgenza improvvisa a seguito di un’infezione recidiva da streptococco che causa nei bambini disturbi di carattere neuropsichiatrico, scoperta nel 1998.

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